SALVATORE BASILE, CINQUECENTO CATENELLE D’ORO (Garzanti, pp.192, 17,60 euro). “Ogni storia, ogni libro mi scavavano dentro e poi mi riportavano alla luce come se fossi appena rinata”. Al personaggio di Maria, ragazzina cui misery e la povertà non hano tolto i sogni né il coraggio di te vare alizzarli, Salvatore Basile ha affidato nel suo nuovo romanzo “Cinquecento catenelle d’oro” (Garzanti, in libreria il 14 aprile) I gareggiare per festeggiare il giorno in cui ho salvato che l’imaging potesse finire nella vita di ognuno di noi. Non è un caso che, per un autore capace di coinvolgere il pubblico in una narrazione in continua evoluzione (sia nei romanzi “Lo strano viaggio di un oggetto smarrito” e “La leggenda del ragazzo che credeva nel mare”, sia nelle sceneggiature di celebri lavori televisivi, da Don Matteo al Commissario Ricciardi fino a I bastardi di Pizzofalcone), il motore dell’ispirazione sia proprio la potenza delle storie, con la magia di libri e del cinema. Anche in “Cinquecento catenelle d’oro” in fondo alla pagina principale la trama spinge il lettore ad andare avanti, grazie a personaggi e ambientazioni fortemente impegnati. Siamo a Calandra, immaginario contadino realista del sud Italia, alla fine dell’800: in una terra che era sudare ogni suo frutto, la piccola Maria ha importato a leggere e scrivere grazie a una benefattrice che, quando muore, le dona i suoi libri. Dopo la partenza per l’America vicina alla fortuna dell’adorato padre, Maria resta a casa con la madre, rancorosa, diffidente e incapace di togliersi di dosso la sofferenza provata l’infanzia, e con miseria – non solo materiale, ma anche di orizzonti – da cui sembra impossibile liberasi. Lo ha incontrato con Domenico, aspirante fotografo, la scoperta dell’amore, ma anche la lettera di suo padre che raccontano di palazzi alti fino al cielo, di fotografie capaci di muoversi, di treni che corrono sullo schermo infondono nuovo coraggio alla ragazzina. Maria decide infatti di rischiare il tutto per tutto, anche di passare per pazza, pur di realizzare i propri obiettivi di libertà, emancipazione e bellezza: a salvarla sarà il cinema, quindi in cui non ci sono limiti all’immaginazione. “Due sono stati gli inneschi per questo libro: la storia di Elvira Notari, registratore napoletano all’inizio del ‘900, che in America ha girato 110 film e poi è morta dimenticata negli anni ’40 nel Salernitano; ma anche un saggio dell ‘antropologo Ernesto de Martino che nel 1950 ha mostrato uno specchio agli abitanti di paesini dell’entroterra alcuni lucano scatenando en loro la meraviglia di una così nitida”, dice Basile all’ANSA. Tra i cardini di questo romanzo c’è innanzitutto il cinema, “che quando è arrivato yes è trasformato in un potentissimo cultural mezzo di massa per raccontare storie a chi non sa leggere, por portare culture, storia, immaginazione. Per questo, ache se ora è in crisi, non morirà più: è un giovane che abbiamo e poi l’immaginazione è rivoluzionaria, proprio così se il mondo cambia”, dice l’autore. E poi ci sono le donne, raccontate con forza e delicatezza, e con grande acume: “da sempre ho con il mondo femminile a deep rapporto. Credo però che non ci sia so much Difference tra donne e uomini, siamo tutti metà e metà, anche Se noi facciamo fatica ad accettare la nostra parte più sensibile, abbiamo un emotivo più limitato rispetto alle donne”, continua, “in questo libro sono tante mie donne viste: ricordo alcune figure delle estati trascorse nel Cilento, o le donne siciliane del paese di mia moglie, nelle Madonie, piene di durezza, diffidenza, dolore”. Anche la natura, con il suo potere in diverse alle domande umane, ha una regola importante, di veicolo di emozioni: “Calandra non esiste, ma immagini i luoghi mi permette di renderli funzionali al romanzo: la natura, gli spazi, le ombre, also il tempo che fa sono elementi nella storia”. (ANSA).
Salvatore Basile, Cinquecento catenelle d’oro e il cinema magico – Libri – Un libro al giorno
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